La demenza è una malattia altamente invalidante che coinvolge un numero sempre maggiore di persone, caratterizzandosi per aspetti di complessità e cronicità, con risvolti rilevanti sul piano clinico ed assistenziale.
Per la persona con demenza e per la sua famiglia è importante la presenza di terapeuti attenti e tecnicamente preparati in grado di assumere la gestione complessiva della malattia e di porsi come accompagnatori stabili nel corso della malattia.
Unitamente alle caratteristiche cliniche del paziente e alle indagini di neuroimaging (TC, RMN), nel processo di diagnosi e di differenziazione tra le diverse tipologie di demenza riveste un ruolo fondamentale l’esecuzione di una valutazione neuropsicologica in grado di evidenziare eventuali disturbi della memoria e delle differenti funzioni cognitive.
Attraverso l’integrazione di tali fonti di informazione è, infatti, possibile distinguere tra le diverse forme di deterioramento cognitivo: demenze degenerative (Malattia di Alzheimer, Demenze Frontotemporali,
Malattia di Pick, PSP, Malattia di Huntinghton, Demenza da corpi di Lewy, Parkinson, Demenze associate a malattie eredo-degenerative ecc.), demenze vascolari (Demenza multinfartuale, Demenza da piccoli infarti strategici, Demenza da patologia di piccoli vasi, Demenza da ipoperfusione, Demenza post-emorragica) e demenze reversibili (Demenze tossico-metaboliche, Demenze infiammatorie post-infettive, Demenze da processi espansivi del sistema nervoso centrale).
In caso di deterioramento cognitivo conseguente a patologie degenerative del sistema nervoso centrale è possibile, inoltre, utilizzare tecniche di attivazione cognitiva il cui obiettivo consiste nella valorizzazione delle risorse e delle potenzialità residue, favorendo la modulazione degli aspetti cognitivi, comportamentali e funzionali tipici della demenza.
Situazioni di demenza provocano frequentemente disturbi comportamentali o sintomi psichiatrici che limitano notevolmente la capacità del paziente di svolgere in modo adeguato le differenti attività della vita quotidiana. Ciò determina significative ripercussioni sui familiari che si prendono cura del malato (caregiver), spesso privati della possibilità di integrare adeguatamente gli impegni familiari e personali con le attività di cura del paziente.
Il protrarsi nel tempo di tale condizione può determinare una diminuita capacità di far fronte agli stress derivanti della situazione di cura, con ripercussioni negative sul benessere psico-fisico dei caregiver. Il supporto psicologico ai familiari diviene, in tali casi, una valida opportunità per poter affrontare adeguatamente e in modo continuativo le complesse situazioni di cura.